Catherine Deneuve si Trasforma in Fantasma: Il Suo Addio Struggente in Spirit World
Morire sullo schermo è una delle sfide più sottovalutate per attori, sceneggiatori e registi. Eppure, è un tema ricorrente in tantissimi film. Spirit World, l’ultimo lavoro di Eric Khoo, ci offre un esempio magistrale di come rappresentare una morte indimenticabile.
L’addio di Claire Emery (Catherine Deneuve)
La rockstar francese Claire Emery, interpretata da Catherine Deneuve, vive una delle scene più intense del film. Subito dopo un concerto a Tokyo, che potrebbe essere l’ultimo della sua carriera, si rifugia in un bar. Qui, inizia a bere sakè senza controllo, ordinando un bicchiere grande e un’intera bottiglia. In pochi attimi, si accascia sul bancone con una rumorosa craniata, i suoi capelli biondi sparsi come un’aureola. In un twist narrativo affascinante, Claire lascia il suo corpo e si trasforma in spettatrice, andando in strada e osservando la scena da lontano. Quella sera non dice addio solo alla musica, ma anche alla vita stessa.
Un viaggio nell’aldilà
Da questo momento, Spirit World entra nel vivo. Claire, ora fantasma, deve fare i conti con i suoi rimpianti e trovare la pace interiore per meritarsi l’aldilà. Al suo fianco, Yuzo, un fan giapponese con problemi simili, le fa da guida. Il Giappone, con la sua tradizione dell’Obon, una festa in cui i defunti si riuniscono con i vivi, diventa il perfetto sfondo per questa commovente storia.
Una fusione tra dramma e fantasy
Il regista Eric Khoo e il figlio Edward, autore della sceneggiatura, mescolano con delicatezza dramma e fantasy, evitando sentimentalismi o effetti speciali esagerati. Il risultato è un film poetico che esplora l’intersezione tra vivi e morti in modo unico.
Catherine Deneuve e il cinema asiatico
Non è la prima volta che Catherine Deneuve collabora con un regista asiatico. Già nel film La Verità di Hirokazu Kore-eda, girato in Europa, aveva dato prova delle sue doti in una lingua diversa dal giapponese. Con Spirit World, però, l’attrice si immerge completamente nella cultura asiatica, regalando un’interpretazione memorabile. E, per i nostalgici, torna a cantare come ai tempi dei musical con Jacques Demy.
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